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Sentiero delle Peonie e Anello Ghicet du Rat


Descrizione

Comune Balme Zona: Frazione Cornetti
Partenza Frazione Frè (1505)
Tempo Sentiero Peonie: salita 2h tempo Anello del Ghicet du Rat: 5h 30 min
Difficoltà: E
Segnavia: frecce, bolli + 217
Periodo: giugno - ottobre
Dislivello: Sentiero Peonie: 600 Anello del Ghicet du Rat: 996

ITINERARIO
Si parte dalla frazione Frè sopra Balme, dove si parcheggia l’auto. All’inizio c’è un pannello
sul Sentiero delle peonie. Seguire la strada sterrata per il breve tratto in salita, poi restare
sulla sx orografica del torrente, seguendo le frecce per l’Alpe Roccetta. Dopo il Roc Piat
(1701 m) una bacheca annuncia la zona delle peonie, fino all’Alpe Roccetta (1950 m). Si
sale all’Alpe Pontat (2181 m), da dove si seguono i bolli bianco-rossi, i picchetti e gli ometti,
poiché il sentiero è visibile a tratti. Si svolta poi a destra, verso l’Alpe Colletto (2446 m),
arrivando fino al passo del Colletto (2453 m).
Da qui si prende il sentiero 217, seguendo le frecce per Giasset e Comba. Si passa nel Crot
dì Furnei e poi si attraversa il Ghicet du Rat (Passo del Topo 2438 m), uno stretto taglio
nella roccia. Dopo ci si affaccia sul laghetto del Crot,sotto la Punta delle Serene (2643 m). Il
sentiero prosegue tra le costruzioni dell’Alpe del Crot (2260 m) e prosegue a sinistra a
mezza costa, arrivando all’Alpe Giasset (2230 m circa), da qui si vede la Gran Roccia e
sull’altro versante l’Uja di Mondrone. Dopo un tratto nei pascoli, ci si sposta nuovamente
verso destra. Si scende verso Pian Gioè, davanti alle cime del Dente (1934 m) e del Fort
(2330 m). Si prosegue verso l’Alpe Comba. L’ultima tratto, sempre sul sentiero 217,
attraversa la pista sterrata, ritornando a I Frè.

STORIA
Una natura incontaminata, frequentata da millenni in modo sostenibile, regala la possibilità
di vedere stambecchi, camosci, marmotte, aquile, grifoni e anche il gipeto.
A metà di giugno nel primo tratto la meravigliosa fioritura di centinaia di peonie selvatiche,
unica per numero di esemplari e vastità nelle Alpi occidentali. La peonia rappresenta la
timidezza, ma spicca tra la flora montana per il suo colore smagliante e per le sue
dimensioni. Deve il suo nome a Peone, medico degli dei, la peonia era l’unico fiore
ammesso sull’Olimpo.
La peonia è un fiore a protezione assoluta: ne è vietata la raccolta, l’asportazione, il
danneggiamento e la detenzione.
Questo anello è anche un viaggio nella storia delle due risorse economiche che per tanti
secoli hanno permesso alle persone di sopravvivere in questo ambiente severo: le miniere e
l’allevamento.

Il Sentiero delle Peonie è l’unica via di accesso al maestoso Vallone del Servin: che ricopre
la metà del comune di Balme, è sovrastato dalla catena del Servin, con cime di tremila metri.
Sono caratteristiche le enormi rocce montonate, levigate dall’antico ghiacciaio. Servin
significa selvaggio, un nome molto appropriato per un territorio quasi incontaminato.
Le prime notizie sulle miniere di ferro e sull’allevamento di animali, con relativo commercio di
formaggi sono di epoca romana. La prima parte dell’itinerario è un sentiero medievale,
tracciato dai minatori. I Frè significa fabbri, che fondarono la frazione, poco più in alto si
vede la borgata Chios, il cui nome significa chiodi, dove si producevano i chiodi. Le scale in
pietra di fattura medievale furono realizzate per consentire il trasporto in discesa del
minerale, trasporto che avveniva tutto l’anno su piccole slitte. Per lo stesso scopo fu
realizzato il lastricato che attraversa la pietraia. Le testimonianze sono fino alle quote più
alte: Crot di Furnei significa Conca dei Fornelli: a queste quote si svolgeva una prima
lavorazione, per concentrare gli elementi più preziosi evitando il trasporto della parte non
sfruttabile. Il ferro estratto nelle Valli di Lanzo era di ottima qualità, al punto che alla fine del
1300 si verificarono casi di contraffazione del marchio da parte di mercanti francesi. Lo
sfruttamento di queste miniere proseguì fino al 1700, il cambiamento climatico provocato
dalla “piccola glaciazione” portò alla cessazione dell’attività estrattiva. Restò così alle
popolazioni solo l’allevamento, il Vallone del Servin con la sua estensione offriva vasti
pascoli: a metà Ottocento c’erano ventun alpeggi, più che in ogni altra parte di Balme. A
2446 metri si trova l’Alpe Colletto, l’alpeggio più alto di tutto il comune. Al Roc Piat (1701 m)
il sentiero passa tra l’abbeveratoio costruito con le lose e la crota (dove maturavano i
formaggi) costruita con la volta a botte.
Il rientro sul sentiero 217, offre varie testimonianze della vita d’alpeggio. Nel primo tratto si
costeggia il lago del Crot, in cui si specchia la bella piramide della Punta delle Serene. Il lago
è naturale, ma fu rinforzato con una barriera per aumentare l’acqua necessaria per gli
animali. Al Giasset si vede un’antica tecnica: sfruttando come tetto l’enorme roccia
sporgente, la costruzione di un muro a secco ha permesso la creazione di un locale riparato:
è l’alpeggio ai piedi della Gran Roccia, sul lato opposto del pianoro. Pian Gioè offre un
panorama unico: è uno spettacolare ripiano, solcato nel mezzo da un canale, questo e gli
altri canali ben visibili servivano ad irrigare i pascoli nei periodi di siccità. Si giunge infine nel
verde anfiteatro della Comba, dove si incontra un alpeggio ancora attivo e vivo, qui d’estate
si ripetono gesti e azioni tramandati da secoli.

Foto

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